Gli interventi di manutenzione di inizio XVIII secolo si rivelarono inadeguati, dal momento che il flusso dei pellegrini aumentava e la chiesa si dimostrava troppo piccola. Il piccolo Santuario durò fino al 1750 circa, quando la comunità di Adro decise di demolirlo per far posto all’attuale.
La delibera del Consiglio del 26 dicembre 1752 propose di eleggere per deputati alla fabbrica della nuova chiesa il rev. don Giacomo Cozzandi e il sig. Lorenzo Adami. Il rettore don Stefano Raineri rivolse la domanda al vescovo di Brescia, card. Angelo M. Querini, al quale consegnò pure una riproduzione del quadro dell’Apparizione. La Curia permise l’erezione del Santuario e concesse di lavorare nei giorni festivi dopo le sacre funzioni.
Si iniziarono i lavori con la collaborazione entusiasta del popolo.
La comunità di Adro e il rettore Raineri scelsero l’architetto Gaspare Turbini (1728-1802) per il progetto del nuovo Santuario. Grazie a lui il tempietto del 1520 cedette il posto a un capolavoro d’arte. Adro potrà nei secoli essere fiera di possedere nel suo territorio un santuario elegante, armonioso, completo.
Va ricordato anche il munifico benefattore che con larghezza di mezzi rese possibile la costruzione: il nobile Conte Terzi Lana Guerrero Maria di Colombaro.
Don Stefano Raineri, l’infaticabile propugnatore della nuova chiesa, ebbe solo il conforto di vedere gli inizi dei lavori: morì, infatti nel 1761, dopo 28 anni di fedele e devoto servizio alla Madonna della Neve.
I lavori proseguirono rapidamente e il tempio fu completato verso il 1776.
Il Turbini ha creato il suo capolavoro infondendovi la luce del genio e il calore della pietà; entrando nella chiesa si avverte di colpo la strettissima unione di questi due aspetti. All’ammirazione per l’arte si lega il senso di mistero che invita al raccoglimento dello spirito.
La costruzione è a pianta centrale con la cupola ottagonale illuminata da otto finestre, sorretta da due vele che si aprono ai fianchi e scendono alle due cappelle laterali di S. Carlo Borromeo e di S. Francesco di Paola.
Sotto la grande cupola, sulla cui sommità è dipinta la colomba simbolo dello Spirito Santo, vi sono gli affreschi che fanno rivivere quattro profeti «cantori di Maria», mentre sotto le altre due cupolette sono dipinte le allegorie di alcune virtù.
Dal vano chiesa si aprono quattro porte. Quelle di sinistra immettono nella sacrestia e in un locale di servizio; quelle di destra comunicano con le due entrate laterali del Santuario e con la cantoria. Da queste quattro porte si accede anche a quattro scale a chiocciola addossate ai quattro corpi che sorreggono la cupola.
Non si sa come fosse il pavimento primitivo, nel 1851 se ne fece uno in cotto.